I retailers detengono una grande quantità di dati che, se sfruttati in modo efficace, possono ottimizzare notevolmente i processi di supply chain e, in ultima analisi, portare ad un incremento dei ricavi riducendo contemporaneamente i costi. Ultimo, ma non meno importante, l’utilizzo di questi dati può anche avere un impatto positivo sull’ambiente. In questo articolo, esploreremo i vantaggi che si possono trarre dall’analisi dei dati e come questi possono portare allo sviluppo di un business più profittevole e sostenibile.
Uno dei vantaggi più evidenti dell’ottimizzare i processi di supply chain è la capacità di ridurre i costi attraverso una migliore previsione e gestione delle scorte. Analizzando i dati storici delle vendite, si può prevedere la domanda futura dei prodotti adeguandone di conseguenza i processi di rifornimento. Inoltre, si possono utilizzare i dati sul comportamento e sulle preferenze dei clienti per creare previsioni più accurate e personalizzare in modo specifico la propria offerta su target specifici di clienti.
Un aspetto importante della gestione dei processi di rifornimento basata sui dati è il monitoraggio in tempo reale. Utilizzando sensori IoT e tecnologia RFID, si possono monitorare i livelli di stock in tempo reale e rispondere rapidamente ai cambiamenti della domanda. Ciò consente di evitare l’esaurimento o l’eccesso di scorte, che possono portare allo spreco di risorse e a mancati guadagni. L’analisi dei dati può anche aiutare i rivenditori a identificare eventuali inefficienze nei processi di rifornimento, come colli di bottiglia o prodotti a lento ricircolo, consentendo loro di apportare modifiche ed eventualmente semplificare di conseguenza i flussi di approvvigionamento.
Un altro vantaggio derivante dall’analisi dei dati nell’ottimizzazione della supply chain è la capacità di migliorare i servizi offerti ai clienti con il conseguente aumento della soddisfazione degli stessi e a cascata un miglioramento della propria brand reputation. Analizzando i dati sul comportamento e le preferenze dei customers, si possono personalizzare le offerte proposte e soddisfare meglio le esigenze del mercato di riferimento. L’aumento delle vendite derivante dal miglioramento dei servizi e l’accrescersi della brand reputation sono uno dei migliori driver di crescita sul lungo termine. Sfruttare i dati a disposizione permette di identificare e rispondere a potenziali problemi, come ritardi o difetti del prodotto, preventivamente e più rapidamente, il che può portare a una maggiore soddisfazione e fidelizzazione della propria customer base.
Sfruttando in maniera efficiente i dati che si hanno a disposizione si può ottenere un effetto positivo anche sull’ambiente.
Una catena di rifornimento non ottimizzata può avere un impatto estremamente negativo su di esso. Una scarsa ottimizzazione dei trasporti, ad esempio, può comportare un aumento del consumo di carburante e di conseguenza ad una maggiore emissione di gas di scarico nell’atmosfera. Allo stesso modo, un eccesso di magazzino o la sovrapproduzione possono comportare uno spreco di risorse e un eccesso di rifiuti. Inoltre, una mancata trasparenza nei processi e nei modi che coinvolgono la catena di approvvigionamento può rendere difficile identificare e affrontare per tempo eventuali problemi ambientali come la deforestazione o l’inquinamento. Senza un’adeguata analisi dei dati e l’ottimizzazione dei processi di supply chain che ne deriva, i retailers potrebbero non essere a conoscenza di questi problemi e pertanto potrebbero non adottare le misure necessarie per affrontarli, comportando un impatto decisamente negativo sull’ambiente che sul lungo termine potrebbe minare la brand reputation dell’azienda.
Analizzando i dati sull’utilizzo dell’energia, sui percorsi utilizzati per i trasporti delle merci e sui cicli di vita dei prodotti, si possono identificare opportunità per ridurre l’ impronta di carbonio e minimizzare l’impatto ambientale. L’utilizzo dell’analisi dei dati per ottimizzare i trasporti può portare a una riduzione del consumo di carburante e delle emissioni e, identificando i prodotti con cicli di vita più brevi o maggiore impatto ambientale, i retailers possono di conseguenza prendere decisioni informate andando ad agire sui processi di approvvigionamento e di produzione, portando a un modello di business più sostenibile.
Sfruttando al massimo i dati in loro possesso, i rivenditori sono in grado di ottimizzare le catene di approvvigionamento e ciò può portare a una serie di vantaggi, tra cui la riduzione dei costi, un migliore servizio clienti e un impatto positivo sull’ambiente. Analizzando questo tipo di dati, i rivenditori possono prendere decisioni più informate che sono il principale driver di crescita e redditività. Man mano che il mondo diventa sempre più basato sui dati, è essenziale che i retailers investano nell’analisi di questi ultimi e nell’ottimizzazione della supply chain per rimanere competitivi e garantire il successo a lungo termine dell’azienda.
Graziano Casto.